Ambiti di intervento
Promozione della salute
La comunità scientifica riconosce che la promozione del proprio benessere passa dallo sviluppo delle risorse personali, che rappresentano fattori di protezione trasversali, tanto più importanti in età evolutiva.
Riconoscere, allenare e potenziare le life skills che ciascuno possiede significa lavorare sulle capacità cognitive, emotive e relazionali che consentono di affrontare in maniera efficace le piccole e grandi sfide della quotidianità (WHO).
Bambini ed adolescenti hanno bisogno di sviluppare consapevolezza di sé, conoscenza e capacità di gestione delle emozioni, pensiero critico necessario ad analizzare e leggere con obiettività le situazioni sociali ed i messaggi mediatici che li circondano.
Tali competenze aiutano ad impostare un rapporto sano ed equilibrato anche con il cibo e con la propria immagine corporea.
Le life skills rappresentano quindi un fattore di protezione significativo rispetto al rischio di sviluppare obesità infantile, disagio per il peso o forma del corpo, disistima ed autosvalutazione, quando non veri e propri disturbi dell’alimentazione.
Fame emotiva
Mangiare (o digiunare) può essere la risposta a stimoli molto differenti dalla fame: si può mangiare per tapparsi la bocca, per buttare giù un boccone amaro, per riempire un vuoto, per tirarsi un po’ su di morale.
Mangiare in maniera meccanica ed inconsapevole o utilizzare il cibo come risposta abituale ai propri bisogni può comportare due principali conseguenze:
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l’introito calorico assunto può superare il fabbisogno energetico richiesto, portando a sovrappeso, obesità o malnutrizione;
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si ripropongono, inconsapevolmente, comportamenti inefficaci che impediscono lo sviluppo di strategie più funzionali;
L'intervento psicologico può contribuire a:
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sviluppare maggiore consapevolezza emotiva
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allenare capacità di ascolto di sé e del proprio corpo
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individuare modalità più adattive per la gestione delle emozioni e dello stress
Mindfulness e mindful eating
Se ci si sofferma ad osservare e registrare le proprie abitudini si possono raccogliere informazioni estremamente preziose. Non si mangia per sola fame, non siamo consapevoli della frequenza con cui ci rivolgiamo al cibo (sottostimiamo quindi l’intake calorico), diamo scarso peso alle motivazioni che ci spingono a farlo.
La pratica della mindfulness consiste nell’osservare ed accogliere l’esperienza presente, prestando attenzione al qui ed ora in modo non giudicante. Ascoltare il corpo e riconoscere le sensazioni che produce è una competenza che può essere promossa attraverso un esercizio costante ed intenzionale.
Sviluppare maggiore consapevolezza di sé e delle proprie sensazioni è il presupposto per imparare ad essere più presenti, consapevoli ed intenzionali nelle proprie scelte e comportamenti.
La mindful eating può rappresentare in quest’ottica un’esplorazione ed una (ri)scoperta delle sensazioni legate al cibo (visive, tattili, olfattive, ecc.), una riappropriazione più consapevole dei segnali di fame e sazietà, nonché della possibilità di mangiare ponendo attenzione semplicemente a ciò che si sta facendo.
Intervento psicologico nel diabete
L’intervento psicologico nel paziente con diabete può contribuire significativamente su diversi aspetti:
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adattamento ad una condizione di cronicità
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modificazione delle abitudini di vita che essa richiede
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promozione di un coinvolgimento attivo di paziente e familiari nel processo di cura
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miglioramento del senso di autoefficacia e della qualità di vita
Il trattamento psicologico in diabetologia, tanto più pediatrica, è ormai ritenuto auspicabile nell’ambito delle cure abituali e non solo nei casi che configurano un problema specifico o di deterioramento del quadro psichico.
La consulenza psicologica o la presenza stabile dello psicologo dell’equipe di cura, può aggiungere competenza:
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nell'analizzare il vissuto personale del paziente verso la malattia cronica ed il suo trattamento;
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nel rilevare (attraverso test psicometrici) le principali dimensioni psicologiche emergenti nel diabete e il loro potenziale impatto;
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nel delineare un percorso terapeutico personalizzato più efficace;
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nel promuovere le risorse che il paziente può attivare per prendersi cura di sé
Sovrappeso e obesità
In Italia si stima che circa 4 adulti su 10 presentino eccesso ponderale, di cui 3 in sovrappeso ed 1 con obesità [dati sorveglianza Passi, 2016-2019].
Abitudini alimentari sbilanciate e stile di vita sedentario possono determinare un graduale accumulo di peso che, se protratto, compromette significativamente lo stato di salute.
Sovrappeso e obesità sono tra i principali fattori di rischio per l’insorgenza di sindrome metabolica, diabete di tipo 2, arteriosclerosi, tumori, ecc.
Le persone con obesità possono inoltre vivere un profondo disagio per il proprio peso ed immagine corporea, incentivato spesso da pregiudizi e forme di discriminazione che gli stessi operatori sanitari possono talvolta esprimere.
Questo malessere evidentemente si ripercuote sulla costruzione dell’idea di sé, l’autostima, il senso di efficacia personale e le relazioni sociali.
In una società obesogenica che persegue ancora il culto di un corpo privo di imperfezioni, frequenti sono i tentativi “amatoriali” di perdita di peso, alimentati dai falsi miti della diet industry.
Il fallimento e la difficoltà di mantenere un dimagrimento ottenuto attraverso diete di restrizione, possono generare profonda frustrazione e convalidare un senso di inefficacia personale.
Se il cibo rappresenta poi il rifugio abituale dove attenuare il proprio disagio, il circolo vizioso si autoalimenta.
Lo psicologo può supportare il paziente che presenta difficoltà nel perdere peso o adattarsi ad uno specifico regime alimentare, intervenendo su motivazioni, emozioni, aspettative, resistenze e strategie di gestione quotidiana e mantenimento nel lungo periodo.
Chirurgia bariatrica
Posti specifici requisiti di idoneità, la chirurgia bariatrica si è affermata come un’opzione efficace nel trattamento dell’obesità determinando una perdita di peso mantenuta nel lungo termine con miglioramento o risoluzione delle comorbidità associate.
La sola operazione, spesso rappresentata ed attesa dal paziente come un sostanziale spartiacque nella propria esistenza, non è tuttavia di per sé sufficiente a modificare gli atteggiamenti e le abitudini disfunzionali alle origini di un rapporto problematico con il cibo ed il corpo.
Le Linee Guida elaborate dalla Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità (S.I.C.OB.) includono la necessità di una valutazione psicodiagnostica tra i requisiti per l’accesso all’intervento bariatrico.
Il contributo dello psicologo non si riduce tuttavia alla semplice produzione di un nulla osta cautelare ma può rappresentare un significativo fattore di successo, tanto più se collocato all’interno di un percorso multidisciplinare integrato.
Lo psicologo può infatti:
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elaborare col paziente le motivazioni ed aspettative relative all'intervento
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sviluppare le risorse e le strategie necessarie ad affrontare le richieste che tale percorso comporta nella fase pre- e post- operatoria
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facilitare l’integrazione di un’immagine di sé in evoluzione
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consolidare cambiamenti sostanziali nello stile di vita che possano sostenere e mantenere i risultati ottenuti anche nel lungo periodo.
Disordini alimentari e disturbi dell'alimentazione
Il comportamento alimentare può assumere forme disfunzionali di diversa natura e gravità. Si può consolidare l’abitudine di mangiare troppo ai pasti, di piluccare continuamente nell’arco della giornata, di eccedere nel cibo spazzatura, ecc.
D’altro canto si possono verificare forme di restrizione o evitamento selettivo che, se praticate senza criterio, possono mettere capo a carenze o malnutrizione. L’alterazione stessa nei ritmi del consumo di cibo, con pasti veloci e sacrificati quando non saltati a piè pari, può ripercuotersi sensibilmente sul rapporto che si instaura con il cibo ed il suo impatto sullo stato di salute.
Più recentemente, un’attenzione specifica è stata rivolta a nuove modalità di disequilibrio come la vigoressia, preoccupazione ossessiva per la propria forma fisica associata ad un ricorso eccessivo all’esercizio, o l’ortoressia, tenenza alla ricerca maniacale di cibo ritenuto sano o incontaminato.
Quando comportamenti disadattivi legati al consumo di cibo e/o all’immagine corporea si fanno persistenti in misura tale da compromettere significativamente la salute fisica ed il funzionamento psicosociale si possono configurare dei veri e propri disturbi della nutrizione e dell’alimentazione: anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo da binge-eating, sindrome da alimentazione notturna come anche pica, disturbo da ruminazione, disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo.
Questi rappresentano quadri patologici specifici che richiedono un riconoscimento tempestivo, volto a delineare il percorso di cura più adeguato al caso.